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Monza città tradita – sei
Cronaca di un singolar dibattito tra candidati sindaci al Binario 7
Don Chisciotte


Riassunto della puntata precedente: avendo riscontrate delle gravi infrazioni di buon gusto e di tatto, il nostro cavalier errante richiama all'ordine Ser Michele Giovanna l'impertinente e Ser Marco Maria l'impudente. Sulle puzze dei sanrocchini tocca il primo, sul F.O.A Bocaccio affonda il secondi.

Inforcata la mia ronzinante , come sempre in ritardo, mi catapulto sotto casa di Sancio.
“Dai Sancio, che siamo in ritardo…”
“Ma ti avevo già detto che non venivo DonChi. Non mi interessano i dibattiti…” dal davanzale della sua finestra, in canottiera, i capelli arruffati e la barba incolta, Sancio proprio non era dell'idea di accompagnarmi al torneo che si teneva quella sera a Castel7, fra i cavalieri candidati alla poltrona di sindaco. “Sancio ti ho già detto che non è un favore quello che mi fai, ma è un tuo, nostro dovere quello di portare a termine questa avventura, che ti piaccia o no! Quindi hai due secondi per scendere, inforcare la tua asinante e seguirmi.”
Detto fatto. A pedalate veloci ci dirigiamo trafelati all'incontro. Assicurate le nostre cavalcature entriamo nel patio di Castel7 accolti da due avvenenti fanciulle in tuta mimetica a firma de “il Cittadino”.
Non potei che inchinarmi di fronte a cotanta beltà. Entrambe le fanciulle fasciate da una polo bianca, con su riportata una scritta nera, di cui devo essere sincero non ricordo il tema.
Perdonami mia amata Dulcinea, anch'io tuo umile servitore di carne e sangue son fatto, benché di saldi e sani principi si nutra il mio spirito.
“Qual'è la via per il torneo, dolci fanciulle?”.
Seguii così l'indicazione ed entrai proprio nel momento in cui Ser Losa concedeva la parola al primo dei candidati presenti, l'intramontabile Mosca, collocato tra due sedie vuote, una a destra a nome del Mariani e l'altra a sinistra per Faglia. In questo la regia è stata inoppugnabile, nemmeno i coreografi del Cremlino avrebbero saputo far di meglio.
Più in là verso destra, un canarino giallo a nome Cirillo, con a fianco il Fustinoni. A no! Dimenticavo! Tra Mosca e Faglia, un'ulteriore sedia vuota a nome del Moccia. Si! L'Ambrogio. Quello che, a capo della coalizione di centrosinistra, subito dopo essere stato trombato nelle elezioni del 1997, la prima cosa intelligente che gli venne in mente di dire, ancora prima di imparare per bene il percorso d'ingresso alla sala consiliare, fu che Lui avrebbe deciso di volta in volta quale posizione assumere, senza remore né di destra né di sinistra.
Tra il tono di voce del Losa, il palco mezzo vuoto, la sala non certo piena, la serata non sembrava promettere proprio bene.
Non vedendo arrivare Sancio, mi siedo su una delle tante seggiole libere e ascolto.
Visti i tempi contingentati, dettati dal Diretur, i nostri prodi sono costretti a fare un concentrato del loro programma, cosa che si vede chiaramente non dispiace al Cirillo perché tanto lui un programma per Monza non ce l'ha, in compenso però deve avere un carico di preservativi con il quale ci può sommergere tutti… poco male.

Fustinoni

Il Fustinoni da parte sua si salva in corner perché lui più che alle parole mira ad orizzonti concreti, difatti per tutto il dibattito sembra guardare verso di essi, al di là dei suoi occhiali, aldilà della sala, aldilà… Il povero Mosca invece trova un'ulteriore conferma alle sue continue disgrazie, tradimenti, impedimenti, congiure, ammutinamenti, solventi, raffreddori, reumatismi, isterismi, ideologismi, sinistri, destri, ambi, terni e doppi, sì perché lui un programma ce l'ha, ce l'aveva già anche prima, ce l'ha sempre avuto e ce l'avrà sempre. E così sia, amen.
Non riesco a capire perché nessuno lo sopporti, sì certo, vuol far sempre il primo della classe… vabbè… però è uno che si impegna, che ci crede.

Mosca - Ceraso
E quindi vai con la politica ambientale, lotta al traffico, potenziamento dei trasporti pubblici, parcheggi e poi la politica sociale, gli anziani, la valorizzazione del Parco e della Villa Reale. Sottolineando che lui, cioè Insieme per Monza, che è poi la stessa cosa… Ah no! Quest'anno è riuscito a ingaggiare un nuovo personaggio monzese… si, con lui c'è anche sua moglie, Edda Ceraso… che tenta un formidabile salto della quaglia dallo scranno di Alleanza Nazionale dove giace adesso, a quello di IpM dove, non posso che augurarglielo trattandosi di una gentile signora, giacerà dopodomani, confermando le tesi ondivaghe del marito e dell'Ambrogio.
Comunque, dicevo, il nostro Mosca ci tiene a sottolineare la cementificazione selvaggia attuata dalle giunte precedenti e da quella attualmente in carica, l'invadenza degli apparati di partito, la rovina della Villa Reale insita nel progetto approvato dall'attuale giunta. Reggia che verrebbe trasformata in un Gran Hotel per Vip ma anche in una bettola, destinata a sede per il governatore regionale ma anche a sede dell'agenzia europea per l'ambiente, per giungere quindi a una Beauty Farm, con opere viarie che sì, potrebbero anche andare, almeno in parte, però no, perché, non proprio così, ma sì, dai i bambini, poverini, i pinoli e i pannolini… insomma … una gran giostra.
Astri e galassie iniziarono a girarmi intorno alla testa. Capita così ogni volta che ascolto, leggo, sento il buon Mosca, valente cavaliere perbacco, riesce a stendermi a suon di parola, cosa che nemmeno i più prodi … a parte quello con la maiuscola… riescono a fare con la sola loro oratoria.

Cirillo
Fortuna che subito dopo è la volta del Cirillo. E così come per gli spot in TV, spengo l'audio.
Osservandolo, senza audio, con quella maglietta giallo canarino, il viso bislungo, la barbetta caprina, la testa spruzzata di lana canuta, mi giungevano alla mente ricordi di persone incontrate in ogni dove con i loro cani al fianco, per le quali non puoi fare a meno di notare le simil fattezze che madre natura ha assegnato ad entrambi. Si, era evidente, il nostro Cirillo aveva simil fattezze a quelle di quanto distribuisce a destra e a manca.
Curioso di ascoltare il Fustinoni, finito lo spot riaccendo l'audio.
“La nostra è una lista di persone normali….”ci tiene a ribadire all'istante il nostro avventizio, con voce resa gracchiante da un microfono, suo malgrado (del microfono) fustigato dalle ruvide labbra del novello oratore.
L'incipit è già lui un programma e comunque lo smarca con destrezza dall'equivoco Cirillo, il quale nel frattempo faceva l'inventario dei preservativi rimastigli in attesa degli altri candidati.
Dal programma del normodotato: ambiente, lotta ai writers, decentramento e valorizzazione delle circoscrizioni etc.. la cosa più interessante mi sembra di coglierla per un attimo, sull'accento inusuale posto sull'inutilità della Provincia di Monza&Brianza, giunto in risposta ad una sollecitazione di Ser Losa, noto per essere sul tema il pasdaran nostrano. Ma fu solo un attimo fugace, perché il nostro prode invece di combattere per le proprie ragioni, si fa maldestramente disarcionare, come un cavaliere alle prime armi, sbiascicando qualcosa di incomprensibile e … amen, pace alle ragioni sue. Se ce ne sono.
Ma ecco che finalmente giunge in sala Lui, il Braveheart brianzolo, accompagnato da un esile scudiero e dal battito di mano di alcuni villani, con la sporta ciondolante a una mano, raggiunge il palco a fianco del giallognolo Cirillo che lo accoglie gioioso con cinguettio.
Dopo uno scambio fugace tra i due di preservativi, saluti, magliette, canottiere, figurine, baci e abbracci, il Losa a fatica riesce a stabilire un po' di decoro sul palco.
Nel frattempo in sala, sul palco, come d'incanto il clima si sente, è cambiato, finalmente uno con le palle, sussurra alla moglie uno al mio fianco. E il nostro Marco Maria non si fa pregare.
Scusandosi per il ritardo, da vero cavaliere, apre la sporta, cingendosi della bavaglia, per non smentire il detto che parla come mangia, appreso del contingentamento avaro e maledetto, si getta nella mischia sparigliando le carte dei cavalieri in lizza.
“I programmi sono più o meno comuni a tutti i candidati!”, il gelo cala in platea, il pubblico rimane attonito, un villano con in testa i corni, la cornamusa a braccetto e il tattoo di Alberto da Giussano sul collo a mò di succhiotto, si sente mancare “… a parte …”, un profondo sospiro rianima gran parte della sala “… a parte… no, ora non ve lo dico…”.
“Su ce lo dica dottor Mariani”, dal parterre il buon Losa emette un gemito, ad onor del vero uno dei pochi della serata, per il resto si torceva le dita ogni volta che interveniva il canarino.

Berlusconi-Mariani
“No che non te lo dico…”, rispose il Marco Maria che finalmente poteva riscattarsi della brutta figura fatta qualche mese prima al teatro Manzoni dove aveva dovuto soccombere al Silvio, che gli dava - guardandolo dall'alto al basso (sic) - del tu. A lui! Il Braveheart della Brianza a casa sua, mentre lui impacciato lo apostrofava con un Lei atavico, da Padre&Padrone.
Vedi caro Losa a ricamarci troppo su sul tuo giornale su tal fatto, ora ti trovi tu nella stessa condizione! C'est la vie !
Ma da buon istrione il Marco Maria prende la palla al balzo e si dilunga sull'unica differenza, a suo dire, che il suo programma presenta: l'assessorato alla ricerca scientifica. E bravo Marco Maria. Ma il meglio il nostro prode, non poteva che esprimerlo sul tema della sicurezza, anzi su un suo aspetto di nicchia, da amatori della sicurezza, quello della prostituzione.
Non ricordo attraverso quali sinapsi il nostro sia giunto a tal argomento, ma mi consolo a non essere il solo a non ricordar di tanto in tanto, visto che il discorso del Marco Maria era tutto un detto e un non detto, un rimandare, un “adesso mi viene in mente”, “poi ve lo dico, no non ve lo dico”… vabbe' anche lui poverino con tutti gli impegni che ha, vorrete mica che si ricordi tutto?
Degna dei cabaret di mezza serata alla Emilio Fede la performance meretrice del padano nostrano, cambia ancora una volta d'incanto il clima nella sala. A un certo punto è come essere in una caserma, dove interi plotoni sono pronti a trasferirsi in viale delle industrie a caccia di signorine queste sì poco nostrane, ma pur sempre signorine, quando il nostro incauto prode - preso dal tema - accenna a un “ … basta che andiamo in viale delle industrie…” – dalla sala un villano entusiasta urla “dai, andiamo, tanto i preservativi ci sono…”.
Cirillo al settimo cielo, accenna a una distribuzione a pioggia di preservativi, la moglie del villano basita, scompare come una sottiletta nella sedia che si richiude risucchiandola, il Losa cerca di ascendere all'alto dei cieli, ingoiando il microfono, un coro di supporter padani dalla platea inizia la ola.
La situazione sembra sfuggita di mano, ma con destrezza e autorevolezza il Marco Maria, con un cenno della mano e un'alzata di tono, chiude la parabola meretrice chiosando sulle improbabili retate a prenotazione coordinate dalla questura di Milano per non creare ingorghi , quindi le schedature delle signorine, il loro rilascio con il foglio di via, che viene a sua volta gettato via una volta che le signorine tornano, dopo due giorni, dove erano prima.
Insomma una specie di gioco dell'Oca in terra Padana, dove certamente non vanno tralasciate le radici cristiane&occidentali, ma nemmeno dimenticate le lascive chine puttanesche&intercontinentali.
Il Cirillo quasi lo abbraccia, ringraziandolo per aver toccato temi a lui così cari (sic).
L'unico che si tira fuori con eleganza dal gran parapiglia è il buon Fustinone che da uomo normale qual è, non può che constatare quella che l'unica realtà è: “dove c'è domanda, c'è mercato”, liquidando così in due parole l'ipocrito polverone.
Sudato ed esausto il Losa, che nel frattempo - senza farsi vedere - staccava dalle pareti i manifesti del faccia a faccia sponsorizzati dal suo giornale, annuncia sconsolato che si possono fare domande.
La prima arriva dalla galleria, breve concisa, ma molto precisa: “ e la Cascinazza?”.
Per il Fustinoni occorre cercare un compromesso, concedendo alla controparte un po' di m3; per il Cirillo occorre concertare , anche se è evidente che lui sul tema non c'azzecca; per il Mariani occorre trattare, mentre per il Mosca occorre compensare. Evviva tutti d'accordo e scommetto che se c'era il Michele anche lui aveva un –are da appioppare.
Ma dalla platea la seconda domanda ci porta di nuovo al punto di partenza. Il gioco dell'oca ricordate?
Una ragazza difatti chiede, non capisco se ingenuamente o improntitudinamente, al marco Maria “cosa intende fare, a Monza, per le signorine che battono la via?”.
Apriti cielo, il padano nostrano inizia una filippica su un problema che dice essere internazionale, europeo, mondiale. Cita l'Onu, sorvola la Moldavia, si catapulta in Libia , planando in quel di Mosca; di Monza, della Brianza, del popolo padano, neanche l'ombra.
Dal pensiero globale all'agire locale, il Mosca, il quale costituzionalmente ama volare basso, accenna a presidi di quartiere e ad un coordinamento delle forze dell'ordine. Il Fustinone, sornione, tace avendo saggiamente già detto, mentre il Cirillo, non perde occasione per fare da spalla al suo Marianone e seguendolo nel suo dire non dire, parla di bordelli autorizzati, sì ma non qui, sia chiaro, “…solo accennavo…”, perché in fondo penalizzare chi l'amore vuole pagare, si però…cioè volevo dire…chiudendo quindi con i parchi dell'amore di cui si dice sia mentore, dove i nostri giovani possano sfogare in sicurezza il proprio ardore.
Ma è proprio a quel punto che arriva il nostro Faglia, il Richard Gere della Brianza. Pacche e sorrisi a destra e a manca, come una prima donna si lancia nella danza.

Faglia
E niente poteva esserci di meglio che una domanda dal pubblico sulle puzze di San Rocco, con una proposta un po' bislacca di spostare il tutto alla Cascinazza.
Due piccioni con una fava e il nostro prode Michele recupera la serata mancata.
Peccando un po' d'impertinenza verso il volgo, ma di questo vi ho già parlato e sul tema già mi sono dilungato, tocca con destrezza, bacchettando gli avversari e lodando in quel mentre il suo operato.
Visto il mal partito dalla galleria si alzano urla e strida. Il Losa esorta alla calma, ma dalla platea una gentil signora con una chioma bionda e fascinosa, riprende il tutto, zittita a ripetizione da un presidente di circoscrizione che la esorta alla calma chiamandola per nome.
In quel mentre nella sala è tutto un chiacchiericcio, rendendo chiaro ed evidente che lì dentro i più sono addetti ai lavori, più che liberi cittadini in cerca di emozioni.
La serata giungeva così alla fine e il Losa la chiuse stremato senza colpo ferire.
Uscendo trovai Sancio coricato sul tavolino, guardando sognante le tette delle due conigliette de il Cittadino, che però appena il loro direttore fece capolino, scuro in volto, si levarono con lui di torno.
“DonChi, quand'è il prossimo incontro? Non voglio perdermelo per nessuna ragione al mondo!”.
“Certo Sancio, certo, vedremo cosa fare ….. adesso però andiamo a casa a riposare”.

Don Chisciotte

P.S.: dedico infine la seguente poesia a tutti i candidati monzesi. Ritrovata da un poeta nostrano, tal Luciano Rossi, a suo dire incisa, dal tempo e dalla mineralizzazione, in uno strato di sterco fossile, trovo che calzi a pennello, sia con il su riportato dibattito ma sopratutto con il nostro prossimo futuro.

Il mestier di governo

Tra miserie
concrete
e passioni vissute,
tra interessi privati
e necessità che
preme
d' un consenso diffuso,
si snoda la
difficile via
della democrazia,
della gestione della città,
degradata e rabbiosa.
L'equilibrio è precario.
Se il Progetto
svanisce
allor la Politica sta
al mestier di governo
come l'Amore sta
alla prostituzione.

Buone elezioni a tutti.


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  21 maggio 2007